venerdì 23 febbraio 2007

H-D Race to the Rally...


- An insult to Harley fans and racing-game aficionados, this game should be avoided at all costs.
- The Good: Courses are longer than you might think; bike models look accurate.
- The Bad: Courses are longer than you might think; one of the ugliest ps2 games of the year; frame rate is a jittery mess; uninspired track design, horrible physics; bad soundtrack, zero challenge, stupid ai, ridiculous combat, oh god, we've run out of room.- gamespot.com – Voto: 2,4 su 10 (madoooooò, mi sa uno dei voti più bassi di sempre…)

The actual act of riding the bike is an exercise in tedium, as boring, repetitive textures pass you by at a lazy clip, punctuated by a constantly skipping frame rate that looks more like stop-motion video than a game.

Race to the Rally's physics are insane, and that term is used here not to mean "sweet/rad/awesome" but rather "completely disconnected from reality."

Da appassionato harleysta, confesso che mi aspettavo qualcosa di più, anche in considerazione del fatto che il titolo viene pubblicato da Activision, ma a brand Value, il nuovo marchio che identifica titoli originali (e nuovi) commercializzati a prezzo budget.

Ora mi domando: se l’idea di realizzare un titolo valido non è venuta in mente ai signori di Activision, possibile che alla H-D, dove il marketing è re e la difesa del brand è una spada, a nessuno è passato per il cranio di dare una controllata a quello che stavano combinando gli sviluppatori?

Possibile che il concept di Road Rash (Electronic Arts 1991, mica pizza&fichi) non potesse essere aggiornato?

Possibile che si siano limitati a piazzare lì una bella serie di kit per migliorare le prestazioni o cambiare l’aspetto delle moto (belline, per carità) senza lavorare sulla tecnica di programmazione nuda e cruda?

Persino il mediocre American Chopper ha ramazzato voti migliori ed è approdato (addirittura) al secondo capitolo…

Ok, queste considerazioni nascono da quello che pubblica gamespot, fonte abbastanza affidabile, e aspetto con ansia di provare il prodottino anche se ammetto tristemente che non lo attendo più con la medesima impazienza…

mercoledì 21 febbraio 2007

Guglielmo Cancelli è Sauron


Secondo un’agenzia di stamattina, Bill Gates avrebbe imposto alla figlia di 10 anni (in accordo con la moglie Melinda- no-non-è-quella-della-Val-di-Non) un limite per l’utilizzo di Internet: 45 minuti al giorno, con una deroga di 15 minuti nel weekend.

Dunquedunque, fammi capire.

Prima ci inchioda mani&piedi alle tastiere, riesce a condizionare l’intero pianeta con i suoi software che, lo sanno i sassi, non sono certo i migliori in circolazione e poi cosa faaaa?

Vieta alla sua piccola di gironzare su Internet per più i 45 minuti al dì. Mi sembra tanto quello che inventa la telemerda e poi manda i figli alla scuola steineriana dove non glie la fanno vedere… però la telemerda, se vuoi-puoi-sai, la puoi evitare, internet no.

A meno che non ti occupi di rimboschimento, costruzioni o più semplicemente lavori con le mani e basta (perché appena si richiede un pezzo di cervello ecco che spunta fuori il Pc, Internet e le maledette email) ci sei proprio legato a ‘sta tecnologia.

Ora se uno inventa una cosa e poi la vieta ai suoi cari, secondo me, sotto-sotto (ma neanche poi tanto sotto) la fregatura c’è.

martedì 20 febbraio 2007

Ti sei ubriacato?

Ecco come riconoscere i sintomi della sbornia e il tuo livello di degrado..


Doposbronza di primo livello
-Niente dolore. 
-Nessuna vera sensazione di malessere. 
-Il sonno della notte precedente è stato un po' troppo breve, ma ci stai abbastanza dentro. 
-Ringrazia gli déi della foresta, tutto il tuo fisico funziona piuttosto bene. 
-Tuttavia, hai una sete fottuta, che ti rimane anche se bevi dieci Coca-Cola che generano il conseguente desiderio di ruttare come un ciclope. 
-Anche se sei vegetariano, senti il bisogno di mangiare una bella bistecca al sangue, praticamente cruda.

Doposbronza di secondo livello
Ancora niente dolore, ma c'è qualcosa che non va. 
-L'aspetto è più o meno regolare, ma hai il livello d'attenzione e la capacità intellettuale di una graffettatrice. 
-I dodici caffé che hai bevuto per cercare di schiarirti le idee non fanno altro che peggiorare la situazione del tuo stomaco (che richiede a gran voce cibo a manetta, possibilmente roba adeguatamente unta tipo focaccia di Recco) e quella del tuo sistema nervoso che adesso ti regala una fantastica ansia da caffeina. 
-L'ultimo viaggio al cesso è stato un’esperienza vicono all'ascesi dei primi martiri cristiani, evento ti ha fatto temporaneamente pensare di cambiare vita e diventare astemio. 
-Nonostante il tuo comportamento in ufficio sia apparentemente normale, in realtà stai solo fingendo - l'unica cosa che riesci a fare è chattare un po' e cercare pezzi per la tua moto su ebay.

Doposbronza di terzo livello
-Un po' di mal di testa. 
-Ti sembra di avere un formichiere nello stomaco. 
-La tua produttività è superiore solo a quella del tuo capo. 
-Ogni volta che senti del profumo femminile hai un attacco di nausea, perché ti ricorda gli shot che ti sei sparato a fine serata al baracchino del parco, dopo che ti hanno sbattuto fuori da ogni locale che hai frequentato. 
-In questo momento, il tuo unico desiderio sarebbe essere a letto, con due litri di succo d'arancia, una considerevole provvista di brioche e, soprattutto, gli occhi chiusi. 
-Finora hai bevuto sei caffè, due lattine di coca-cola, un litro e mezzo d'acqua e due spremute - ma non ti viene da pisciare.

Doposbronza di quarto livello
-Brutto davvero. 
-Ti sembra di avere una combriccola di gnomi che si arrampicano sulla tua testa piantando chiodi e rampini nelle tue misere tempie. 
-Non riesci a parlare troppo in fretta sennò ti viene da vomitare. 
-Il capo ti ha fatto una scenata di mezzora perché sei arrivato in ritardo e puzzi ancora di alcool. 
-Hai cercato di curare il tuo aspetto prima di uscire, ma hai dimenticato dei particolari essenziali, come la barba sulla guancia sinistra o il fondotinta. 
-La lingua è ricoperta da uno strato di licheni, hai l'impressione che qualcuno ti abbia rovesciato del vetro tritato negli occhi (dato confermato anche dalla quantità di sangue che li permea), e i tuoi capelli sono impastati sul lato sinistro del cranio. 
-Uccideresti un familiare caro per avere una qualunque delle seguenti opportunità: 
-1. Le sei di pomeriggio che arrivano in 5 minuti 
-2. Due bustine di Aulin e una scatola di bicarbonato 
-3. Una macchina del tempo per tornare a ieri sera e rimanere a casa.

Doposbronza di quinto livello (detto anche Inferno Dantesco)
-Sei assolutamente certo che il tuo cervello stia per esplodere e già immagini i titoli di giornale 
-Il pulsare che hai alle tempie è così forte che lo sente anche il tizio della scrivania di fronte che, appassionato di musica tecno, saltella a tempo sulla sedia, aumentando il tuo senso di nausea. 
-I tuoi pori trasudano vapori di vodka, che ti stanno ubriacando nuovamente e rendono alticci anche i tuoi colleghi 
-Hai dei resti di dentifricio agli angoli della bocca, ma i denti sono ancora sporchi e l'alito ha raggiunto livelli tipo fogna di Calcutta in estate. 
-Il tuo corpo ha completamente perso ogni capacità di generare saliva, e la tua lingua si sta gonfiando tanto da rendere probabile un'asfissia. 
-Ti metteresti a piangere, ma non puoi permetterti di sciupare neanche una goccia di preziosissimo liquido. 
-La morte appare una prospettiva piuttosto allettante, quasi liberatoria 
-Il tuo capo non ti fa neanche scenate, e i tuoi colleghi non ti rivolgono la parola, perché sei così conciato che tutti pensano a un lutto grave in famiglia. 
-Avresti dovuto prenderti una giornata di malattia, perché l'unica cosa che riesci a fare è lamentarti sommessamente di tanto in tanto. 
-La cosa peggiore è che non sai neanche di "cosa" lamentarti: non ti ricordi con chi sei uscito ieri sera, dove siete andati, cosa hai bevuto e perché c'è qualcuno che non conosci che sta ancora dormendo (bastarda) nel tuo letto. 
-L'unica cosa che puoi fare è fumarti qualche sigaretta (che accendi dalla parte sbagliata una volta su due) e svenire dopo la prima boccata. 
-Cominci a temere di essere andato a letto col mostro della palude silenziosa e che i tuoi amici stiano già preparando prese per il culo epocali. 
-Quando ti riprendi, dopo qualche ora, tutto va bene: sei solo al quarto livello...

venerdì 9 febbraio 2007

Goodnite Vicky

Un’altra vita difficile.
Un’altra anima da salutare.

Vickie Lynn Hogan, 28 novembre 1967, Texas – 8 febbraio 2007, Florida

“Anna Nicole Smith. What can we say that hasn't been said? Rarely has a woman had so many readily available adjectives to describe her. Gold digger, bodacious, vixen, plaything, conniving, innocent, moron, misguided, beautiful, and unstable are just some of the many things she has been called” - AskMen.com

Goodnite Vicky

giovedì 8 febbraio 2007

Chiamali scemi! (parte 1 di 2)

Se non si è gli autori di un pezzo (giornalistico, non sto parlando di carburatori) è sempre utile citare le fonti che lo hanno ispirato. Diversamente da così, correttezza, deontologia e professionalità vanno a farsi fottere. Potremmo aprire infinite parentesi sulla professionalità e sui livelli della stessa ma lascio stare. Certo, contando sull’ignoranza dei lettori si può anche fare una gran bella figura, ma le bugie spesso hanno le gambe corte e prima o poi le cose vengono fuori. Prima o poi. Per questo motivo confesso, ancora prima di cominciare a scrivere, che le informazioni seguenti le ho trovate su Gamasutra.com. Ecco fatto. – Un paio d’anni fa Electronic-Impero-del-Male-Arts acquistò il 20% del pacchetto azionario di Ubisoft, un’operazione pienamente in linea con il momento di grande espansione della multinazionale americana. In molti videro l’inizio di un tentativo di buy-out, una scalata che, se fosse arrivata a compimento, avrebbe messo nelle mani di EA altri brand estremamente popolari e redditizi. Splinter Cell, Rainbow Six, Ghost Recon e Ray-man tanto per dire. Questa ipotesi non era affatto campata in aria, perché il catalogo di Ubi avrebbe completato in modo definitivo il marketing-mix di EA. Ebbene, non è successo niente. EA ha però incassato, senza colpo ferire e solo per il fatto di possedere il 20% di Ubi, un dividendo della bellezza di 75 milioni di dollari. Tutto grazie alle performance del colosso francese in borsa, estremamente positive per il quinto anno di fila, ma per definire “semplicemente fortunato” il management di EA occorre una certa fantasia. Secondo Gamasutra, il futuro prossimo offre soltanto due alternative per EA: da una parte la scalata definitiva e l’acquisizione totale di Ubi, dall’altra la vendita del pacchetto azionario detenuto, plausibilmente alla stessa Ubi ed è qui che finisco di essere d’accordo con Gamasutra. Non vedo alcun motivo perchè i manager di EA dovrebbero gestire la compagnia diversamente da come fanno soltanto perché vendono videogiochi e comportarsi da spietati power monger. Gli affari sono affari e non esiste una differenza enorme tra un formaggino, videogioco o un’automobile. Sono tutti, banalmente, prodotti da vendere. A cambiare, semmai, sarà il marketing. Forse, ma neanche troppo. Con questo intendo dire che nel mondo dell’alta finanza mosse come questa, cioè possedere un “pezzo” di una compagnia di successo, sono abbastanza comuni. Fino a quando la quota posseduta non implica un coinvolgimento (economico o decisionale), si incassa denaro fresco senza fare assolutamente nulla. Produzione-logistica-marketing-dipendenti-strategie-eccetera rimangono saldamente in mano ad altri, ma poco importa se l’obiettivo è quello di fare soldi. Massima resa, minimo impegno. Chiamali scemi.

mercoledì 7 febbraio 2007

Fàcci'lled!

Per gli appassionati di musica (rock e blues) la notizia è di quelle grosse. Secondo quanto riportato da una radio canadese, gossip ripreso immediatamente dalla stampa cartacea di tutto il mondo, i Led Zeppelin sarebbero in procinto di riformarsi e si sarebbero già ritrovati a Londra per discutere i dettagli della storica reunion. Unico assente, giustificato per motivi di salute essendo regolarmente morto il 25 settembre del 1980, il fenomenale batterista John Bonzo Bonham. Al suo posto, alla batteria, siederà il figlio, l’altrettanto dotato Jason. L’importanza dei Led Zeppelin per lo sviluppo del rock è monumentale, ma ancora più grande (i.m.h.o.) è il lavoro di interpretazione che gli Zeppelin fecero del blues come nel caso, di Travelling Riverside Blues o di I Can’t Quit You Baby, solo per citare i primi pezzi che mi vengono in mente. Da ex batterista non posso evitare di spendere qualche parola in più su Bonzo, spettacolare musicista autodidatta, le cui frasi e assoli sono tuttora oggetto di studio da parte dei batteristi contemporanei. Dotato di uno stile unico, era capace di passare da un suono estremamente aggressivo a tocchi di rara raffinatezza. Fu un precursore, tra i primi ad usare drum-kit dotati di tamburi di grosse dimensioni (tanto per dire, la cassa era da 26 pollici), anticipando il sound di batteria che esploderà negli anni ‘80. Tra le particolarità che meglio ne rappresentano l’indole semplice e mansueta c’è la scelta del suo simbolo sul leggendario album “Zoso”. Mentre gli altri membri della band si rifacevano a grafiche derivate dall’occultismo di cui Page era diventato cultore dopo aver conosciuto Aylester Crowley, pare che il simbolo di Bonzo (tre cerchi intrecciati) sia stato copiato dal logo della Ballantine Ale, una birra. In effetti è uguale. Dopo la morte di Bonzo la band decise di non poter continuare con un altro batterista e si sciolse. Nel corso degli anni sono state molte le voci sui possibili pretendenti all’ambito seggiolino di batterista dei Led Zeppelin che si sono sporadicamente già esibiti, in passato, proprio con Jason Bonham dietro le pelli. Tra le guest star di queste esibizioni figurano anche Phil Collins e Tony Thompson (r.i.p. 2003), quest’ultimo ripetutamente indicato come il più probabile sostituto. Recentemente anche l’ex Nirvana Dave Grohl è stato “nominato”, casualmente dopo la partecipazione del bassista John Paul Jones alle registrazioni di In Your Honor (Foo Fighters 2005), ma l’indiscrezione è stata smentita direttamente da Jimmy Page.

Cinghiale alla Obelix

Ingredienti per 4 persone:
800 gr. di polpa di cinghiale (carrè, spalla o coscia)
Una cipolla
Una costa di sedano
Mezza carota
Un ciuffetto di prezzemolo
8 bacche di ginepro
2 litri circa di vino rosso corposo (tipo dolcetto) di media qualità
Pepe, olio, sale.

Tagliare la polpa a pezzi (tipo spezzatino piccolo), ma lasciare intere le costine. Mettere tutto in un contenitore con i gusti (cipolla, sedano, carota) tagliati a pezzettoni, il prezzemolo, il ginepro, il pepe, eventualmente qualche bacca di mirto e coprire di vino. Lasciarlo in infusione 24-26 ore, quindi scolare bene la carne e rosolarla in olio di oliva in una casseruola larga. Quando la carne è rosolata aggiungere i gusti e coprire nuovamente di vino nuovo (possibilmente) e mettere la fiamma al minimo ed il coperchio. Aggiungere poco sale e far cuocere per 4-5 ore. Dopo 4 ore circa estrarre i gusti, passarli al passaverdure e rimetterli dentro. Verso la fine regolate di sale e controllate che la salsa non sia troppo liquida e, volendo esaltare questo gusto, tritate una o due bacche di ginepro ed aggiungetele all'ultimo.

martedì 6 febbraio 2007

Il fattore Stronzo

Leggo sul corriere.it e riporto una parte dell'articolo (quasi tutto in verità), dedicandolo a tutti quelli che conosco che hanno ancora questo problema.
Io, fortunatamente non ce l'ho più da un bel po'.
--Il fenomeno del capo idiota e cattivo angoscia folle di dipendenti ed esce progressivamente dall’aneddotica d’ufficio, per diventare oggetto di interesse sistematico da parte di studiosi, esperti di management, ex vittime di qualche tiranno, che dalla loro esperienza hanno saputo tirar fuori preziose pillole d’insubordinazione. Coraggio, insomma, se il vostro superiore è un imbecille, ora non siete più soli a soffrire, masticando rabbia e studiando tattiche di galleggiamento o di legittima guerriglia aziendale. «Il mio capo è uno stronzo, il vostro anche? », è il titolo del libro che tre anni face la fortuna di Margit Schoenberger, ex responsabile delle relazioni pubbliche per Bertelsmann.
Ricordate, avvertiva l’autrice, «i pessimi capi sono in genere persone che hanno paura, mancando loro la sovranità con se stessi». La scorsa estate, la Schoenberger è uscita con un nuovo lavoro, un vero a proprio «training di sopravvivenza in ufficio »: pubblicato da Goldmann, «Chi ha colleghi non ha bisogno più di nemici» prende di mira in realtà non solo i capi, ma anche i rapporti di lavoro tra pari grado, denunciando una mancanza di solidarietà, che spesso fa da fertilizzante all’arroganza dei superiori. Il manuale della Schoenberger si inserisce in un filone sempre più ricco e articolato. Su come affrontare «il nemico in ufficio» esistono infatti pile di manuali di comportamento, decaloghi, corsi di motivazione psicologica. Ma l’esempio più celebre, diventato testo di riferimento ancor prima di essere pubblicato, è lo studio di un professore di Stanford, Robert I. Sutton, uscito all’inizio del mese negli Usa e contemporaneamente in diversi Paesi europei, fra quali la Germania: a furor di popolo, «Il fattore stronzo» è già stato eletto aBibbia della rivolta contro i capi ufficio idioti. A distinguerlo dal resto è il drastico vocabolario. Già il titolo suona come un grido liberatorio, che dà voce alla disperazione di migliaia e migliaia di persone.
Sutton ha creato anche un sito Internet, dove le vittime dei capi imbecilli raccontano le loro esperienze, in un’incredibile Spoon River vivente di offese personali, battute sarcastiche, invasione della sfera intima, ricatti morali, sessismo. Una conferma della tesi di Sutton, secondo il quale l’arsenale del capo stronzo è inesauribile, non mancando neppure di forme più sottili e raffinate di mobbing. Certo, ogni capo può avere una cattiva giornata, cedere allo stress. Per questo l’autore distingue tra stronzi saltuari e «stronzi ufficiali», quelli veri alla Stromberg o alla Meryl Streep del film «Il diavolo veste Prada».
«Che fare?», si sarebbe chiesto Lenin. Esiste una possibilità di opporsi con successo ai superiori idioti? Sutton ne è assolutamente convinto. Anzi, solo una tolleranza zero nei loro confronti, può impedirne il proliferare, che poi è un danno incalcolabile per l’azienda. Almeno a parole le ricette sono semplici: solidarietà e cooperazione con i colleghi che la pensano allo stesso modo e non sopportano i soprusi; lavoro sulla personale capacità di sviluppare distacco emotivo nelle situazioni di conflitto, in casi estremi frequentazione di un corso psicologico, per evitare di farsi trascinare nel ruolo di vittima. Sutton definisce «gestione efficace della stronzaggine» la buona cultura d’impresa, quella che non tollera da parte dei dirigenti comportamenti privi di rispetto e umilianti verso i sottoposti--.

Dal corriere.it, il pezzo è di Paolo Valentino ed è stato pubblicato il 6 febbraio.

venerdì 2 febbraio 2007

Licenziato!

Mentre Ronaldo si prepara per l’esordio in maglia milanista, Capello è ai ferri corti con il Real e LippoLippi viene smentito dal Chelsea circa un suo possibile trasferimento sulla panchina dei Blues londinesi, io sono stato licenziato dal Celtic. La stagione non è cominciata nel migliore dei modi: qualche pareggio, una sola vittoria, eliminazione dalla coppa di lega e sconfitte maturate sempre negli ultimi minuti delle partite a causa di stupide disattenzioni, figlie di una preparazione atletica poco efficace. Puntavo quindi su qualche colpo di mercato per risollevare il morale dei tifosi e la classifica. Dopo essermi assicurato per 3 stagioni due giovani promesse coreane appartenenti alla dinastia Park (un difensore e un centrocampista), avevo iniziato una rischiosa trattativa per portare in squadra un bomber di spessore, quella punta che potesse dare sostanza a un attacco fino a quel momento sterile, con Ordaz in crisi e Castolo a fare pentole e coperchi malgrado l’età non più giovanissima. L’operazione, soprannominata “mossa Tremonti” per via del turbinìo di giocatori e denari che prevedeva, era rischiosa e il CdA della squadra mi aveva avvisato più volte sulla possibilità di un esonero. Se solo mi avessero dato più tempo, dato che tutte le trattative si sono concluse con successo, avrei “sicuramente potuto far bene” (come dicono i calciatori veri senza dare concretezza alle loro parole perché il verbo “posso” presuppone un risultato da verificare mentre “sicuramente” non ammette alternative…). Ora il mio sostituto si trova con una squadra decisamente rinforzata mentre io non ho nemmeno uno straccio di motoscafo a Viareggio. Non c’è giustizia. Se ripenso ai bei tempi quando con il mio Varese davo 3 a 0 al Barcellona e legnavo costantemente il Real… Tra gli altri m’ero comperato Ronaldinho, Etò, Rooney, Checz o comecazziscrive e, per puro sfizio, persino Del Piero che però faceva un sacco di panca. Ora tocca ricominciare da capo a costruire una squadra… Però, quanto è bello Pes…