domenica 23 marzo 2008

Noi che...

Noi che si giocava a 'Palla Avvelenata', 'Strega comanda color' e ‘Bandiera'.

Noi che non mancava neanche 'dire fare baciare lettera testamento'.

Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede
cresceva.

Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della
bicicletta.

Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era
il più figo.

Noi che 'se ti faccio fare un giro con la Saltafoss nuova non devi
cambiare le marce'.

Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d'aria mettendole
in una bacinella.

Noi che il Ciao si accendeva pedalando.

Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.

Noi che facevamo a gara a chi masticava più big-babol contemporaneamente.

Noi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai
attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci
mettevamo le dita in bocca.

Noi che i termometri li rompevamo e le palline di mercurio giravano
per tutta la casa.

Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita e poi la bella, e
poi la bella della bella.

Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva
con le mani non era fallo.

Noi che giocavamo a 'Indovina Chi?' anche se conoscevi tutti i
personaggi a memoria.

Noi che giocavamo a fiori, animali, cose e città (e la città con la D era
sempre Domodossola)…

Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.

Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini ma come doppioni avevamo un sacco di scudetti.

Noi che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio segreto'.

Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava
riavvolgere il nastro con la penna.

Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati.

Noi che avevamo i cartoni animati belli.

Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio..)

Noi che guardavamo 'La Casa Nella Prateria' anche se metteva tristezza.

Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino che non faceva ridere nessuno, nemmeno noi.

Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.

Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo.

Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.

Noi che si andava in cabina a telefonare. Col gettone.

Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.

Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero.

Noi che le palline di natale erano di vetro e si rompevano.

Noi che al nostro compleanno invitavamo tutti, ma proprio tutti, i nostri compagni di classe.

Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra.

Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire TARDISSIMO.

Noi che guardavamo film dell'orrore anche se avevi paura.

Noi che giocavamo a calcio con le pigne.

Noi che le pigne ce le tiravamo pure.

Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.

Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti.

Noi che il bagno si poteva fare solo dopo le 4.

Noi che a scuola andavamo con cartelle da 2 quintali.

Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.

Noi che a scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli perché i maniaci c’erano ma erano in manicomio.

Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma a casa te ne dava due.

Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.

Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.

Noi che internet non esisteva.

Noi che però sappiamo a memoria 'Zoff Gentile Cabrini Oriali Collovati Scirea Conti Tardelli Rossi Antognoni Graziani (allenatore Bearzot)'.

Noi che 'Disastro di Cernobyl' vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina.

Noi che compravamo le uova sfuse e la pizza alta un dito, con la carta del pane che si impregnava d'olio.

Noi che non sapevamo cos'era la morale, solo che era sempre quella… fai merenda con Girella.

Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.

Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.

Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perchè c'era Happy Days.

Noi che il primo novembre era 'Tutti i santi', mica Halloween.

Che fortuna esserci stati.

sabato 8 marzo 2008

Grazie Gary

dal corriere.it - NEW YORK (USA) - Il mondo del gaming lo piangerà. Gary Gygax, uno dei creatori del gioco di ruolo Dungeons&Dragons, è morto nella sua casa di Lake Geneva in Wisconsin. Aveva 69 anni. Con Dave Anderson, nel 1974 Gygax aveva dato vita alle fantasie medievali del famosissimo gioco che da allora ha contagiato milioni di teen-ager e non solo in tutto il mondo.

IL GIOCO - Inizialmente pubblicato dalla compagnia di Gygax, la Tactical Studies Rules (TSR), Dungeons&Dragons è stato il punto di partenza dell'editoria legata ai giochi di ruolo. È ancora oggi di gran lunga il più diffuso e conosciuto gioco di ruolo con 20 milioni di giocatori, traduzioni in molte lingue ed oltre un miliardo di dollari di vendite di libri ed accessori fino al 2004. Ispirato alla mitologia, il gioco originale consentiva ai giocatori di interpretare un essere umano appartenente ad una di quattro classi: guerriero, mago, ladro e chierico, oppure essere un membro di una razza fantasy: nano, halfling o elfo.
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UN paio di parole le spendo anch'io per ricordare le meravigliose serate passate in compagnia delle creazioni di Gygax e di tutto quello che il suo lavoro e la sua monumentale, fondamentale intuizione ha generato nel corso degli anni. La fantasy non sarebbe stata la stessa senza di lui, intere generazioni di ragazzi non avrebbero scoperto Tolkien, non ci sarebbero stati film, libri, videogiochi e TANTE, ma proprio tante, altre cosucce che mi hanno fatto compagnia negli anni...

Ricordo ancora quando tornando da Milano in treno leggevo avidamente le stampate che rubavo in università, quando internet era un lusso, espnsioni, regole a aggiuntuive, item list e mille cose scaricate connettendomi alle varie Bbs dove si parlava di giochi di ruolo.

Ricordo le prime miniature dipinte con un certo gusto e capacità dopo innumerevoli tentativi andati male (e ho ancora TUTTI quei "soldatini"), i dadi multifaccia e la sensazione di far parte di una strana èlite, che gli altri ritenevano composta di mentecatti...

Grazie Gary.

GoodNite Buddy

dal corriere.it - Jimi Hendrix diceva che Buddy Miles «picchiava a morte la batteria». Corpulento dallo stile feroce, un occhio al rhythm’n’blues e uno al rock, il musicista di Omaha (nel New England) avrebbe voluto essere ricordato come «il più cattivo fra i cattivi». Sicuramente è stato uno dei più importanti batteristi nella storia del rock. Martedì è morto nella sua casa di Austin, in Texas, per complicazioni cardiache. Aveva sessant’anni. Nonostante abbia lavorato, fra gli altri, con Carlos Santana (con cui registrò un album nel cratere di un vulcano alle Hawaii) e John McLaughlin, il suo nome è legato a quello di Hendrix e alla sua Band of Gypsys, il trio con Billy Cox al basso che portava avanti il «black power» musicale. Fu una gloriosa ma brevissima esperienza, nel ’69, culminata con un album live (l’ultimo autorizzato da Hendrix prima della sua morte), tratto da quattro concerti nel periodo di Capodanno del 1970 a New York. «Fin dalla prima sera la gente era soggiogata dal suono che avevamo creato», ha ricordato Miles. Jimi l’aveva conosciuto a Montreal quando il chitarrista di Seattle suonava con gli Isley Brothers e Buddy con Ruby & the Romantics. «Jimi e io parlavamo lo stesso linguaggio musicale. Avevamo imparato a suonare da soli e il nostro approccio alla musica era anticonvenzionale. Non ci spremevamo il cervello per scrivere gli arrangiamenti». Hendrix, affascinato dal suo stile percussivo lo volle in studio per suonare tre pezzi nel suo album leggendario «Electric Ladyland». Nonostante nell’allora formazione di Hendrix militasse il batterista Mitch Mitchell. «Lui è straordinario, ma sui blues sono meglio io», sottolineava il burbero Buddy.
Nato il 5 settembre 1947 come George Miles, cominciò a suonare giovanissimo nel gruppo jazz di suo padre. Poco più che adolescente venne preso nella band di Wilson Pickett. Creò con il chitarrista Mike Bloomfield gli Electric Flag («La miglior band con cui abbia mai suonato») e, nel 1968, formò i Buddy Miles Express, pubblicando il disco «Expressway To Your Skull», prodotto da Hendrix. Negli anni Settanta arrivò la collaborazione con Santana. Ma nel decennio successivo Buddy dissipò il suo talento fra disavventure giudiziarie e problemi con la droga: «Sono andato all’inferno e ne sono uscito. Ero arrivato a un punto in cui i miei problemi stavano per sopraffarmi, non mi fregava più di nulla».
Alla fine degli anni Ottanta, il ritorno «miracoloso». Con una curiosità: Miles prestò la voce e una sua personale versione di «I Heard It Through the Grapevine» di Marvin Gaye per uno spot. Protagonisti erano i pupazzi animati California Raisins (le uvette californiane). Ancora oggi è considerato il jingle più famoso della tv americana.
La lista degli artisti con i quali ha lavorato è lunghissima: David Bowie, Prince, Muddy Waters, Stevie Wonder, Aretha Franklin, Betty Davis, Neil Young, Barry White, Stevie Ray Vaughan. Una delle sue pubblicazioni più recenti è «Blues Berries» del 2002. «Sono stato un musicista per tutta la mia vita — ha detto in una delle sue ultime interviste —. Non ho fatto nient’altro».