martedì 27 marzo 2012

La mia Jenna è per sempre.

L’ho letto da qualche parte e l’ho detto io stesso diverse volte: biker non si diventa. Lo si è e basta. Non è una scelta razionale, è una cosa che hai dentro e che non è nemmeno legata al possesso reale di una motocicletta, alla maniera in cui la guidi o a quanto spingi quando ci stai seduto sopra. Conosco biker (o più in generale rider) che a piedi lo sono molto più di tanti “poser” che, perché indossano una t-shirt o fanno la faccia brutta per due giorni alla settimana, pensano di essere quello che non saranno mai. Insomma non ci si improvvisa, biker si nasce. E potrai anche spendere migliaia di euro in accessori e abbigliamento, riempirti di teschi sulla pelle, ma certe cose non le compri perché – semplicemente – non te le vende nessuno. Certo, tutto parte dalle moto e dallo sguardo di un ragazzino che spera di crescere in fretta per comprarsi le sue prime due ruote - o le prime ali, dipende da come la si vede. La moto rimane il centro di un mondo che ha tanta apparenza quanta sostanza, se la vai a cercare. Uno spot televisivo HD diceva che “vestiamo di nero perché il nero non mostra sporcizia o debolezza”. Beh, è vero… se scavi appena appena scopri dei cuori grandi e persino qualche cervello (quello non sempre). Ci piace andare a un motoraduno, vagare senza meta o con un obiettivo prefissato, ma senza l’assillo dell’orologio. Ci basta stare con la nostra moto, sentirne il cuore, incontrare persone con le quali condividere. Storie, risate, magari anche solo una birra, tutto ascoltando il ticchettio del motore che si raffredda in una notte di primavera... Non ho bisogno di hotel a cinque stelle e nemmeno di ristoranti da forchettine Michelin. Mai avuto. Voglio solo aria in faccia e asfalto sotto le ruote. Non mi interessa quello che la gente pensa quando sono in sella alla mia moto che è vecchia e ha un sacco di chilometri. Io so chi sono. So cosa voglio. Non so dove vado... ma l'importante è andare.
– ringrazio Fabio per l’ispirazione. Questo post nasce dall’ipotesi di privarmi della mia moto e dal primo ricordo che ho di un’Harley Davidson. 1974, Electra Glide della Politoys. Un giocattolo. Oggi, dopo quasi 40 anni da quella folgorazione, guido proprio quel modello...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai ragione Costa... ecchetelodicoaffare???
Purtroppo alcuni ambienti sono più "poserecci" di altri...

La vera sfida è far capire a chi ci sta vicino il senso del "non ho idea di dove/cosa/come/quando" andrò o farò oggi... ma il PERCHE' mi è assolutamente chiaro!

Cheers man