sabato 8 marzo 2008

GoodNite Buddy

dal corriere.it - Jimi Hendrix diceva che Buddy Miles «picchiava a morte la batteria». Corpulento dallo stile feroce, un occhio al rhythm’n’blues e uno al rock, il musicista di Omaha (nel New England) avrebbe voluto essere ricordato come «il più cattivo fra i cattivi». Sicuramente è stato uno dei più importanti batteristi nella storia del rock. Martedì è morto nella sua casa di Austin, in Texas, per complicazioni cardiache. Aveva sessant’anni. Nonostante abbia lavorato, fra gli altri, con Carlos Santana (con cui registrò un album nel cratere di un vulcano alle Hawaii) e John McLaughlin, il suo nome è legato a quello di Hendrix e alla sua Band of Gypsys, il trio con Billy Cox al basso che portava avanti il «black power» musicale. Fu una gloriosa ma brevissima esperienza, nel ’69, culminata con un album live (l’ultimo autorizzato da Hendrix prima della sua morte), tratto da quattro concerti nel periodo di Capodanno del 1970 a New York. «Fin dalla prima sera la gente era soggiogata dal suono che avevamo creato», ha ricordato Miles. Jimi l’aveva conosciuto a Montreal quando il chitarrista di Seattle suonava con gli Isley Brothers e Buddy con Ruby & the Romantics. «Jimi e io parlavamo lo stesso linguaggio musicale. Avevamo imparato a suonare da soli e il nostro approccio alla musica era anticonvenzionale. Non ci spremevamo il cervello per scrivere gli arrangiamenti». Hendrix, affascinato dal suo stile percussivo lo volle in studio per suonare tre pezzi nel suo album leggendario «Electric Ladyland». Nonostante nell’allora formazione di Hendrix militasse il batterista Mitch Mitchell. «Lui è straordinario, ma sui blues sono meglio io», sottolineava il burbero Buddy.
Nato il 5 settembre 1947 come George Miles, cominciò a suonare giovanissimo nel gruppo jazz di suo padre. Poco più che adolescente venne preso nella band di Wilson Pickett. Creò con il chitarrista Mike Bloomfield gli Electric Flag («La miglior band con cui abbia mai suonato») e, nel 1968, formò i Buddy Miles Express, pubblicando il disco «Expressway To Your Skull», prodotto da Hendrix. Negli anni Settanta arrivò la collaborazione con Santana. Ma nel decennio successivo Buddy dissipò il suo talento fra disavventure giudiziarie e problemi con la droga: «Sono andato all’inferno e ne sono uscito. Ero arrivato a un punto in cui i miei problemi stavano per sopraffarmi, non mi fregava più di nulla».
Alla fine degli anni Ottanta, il ritorno «miracoloso». Con una curiosità: Miles prestò la voce e una sua personale versione di «I Heard It Through the Grapevine» di Marvin Gaye per uno spot. Protagonisti erano i pupazzi animati California Raisins (le uvette californiane). Ancora oggi è considerato il jingle più famoso della tv americana.
La lista degli artisti con i quali ha lavorato è lunghissima: David Bowie, Prince, Muddy Waters, Stevie Wonder, Aretha Franklin, Betty Davis, Neil Young, Barry White, Stevie Ray Vaughan. Una delle sue pubblicazioni più recenti è «Blues Berries» del 2002. «Sono stato un musicista per tutta la mia vita — ha detto in una delle sue ultime interviste —. Non ho fatto nient’altro».

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