Avere il blues è una roba strana. Dicono che per averlo
bisogna essere afroamericani (insomma… un po’ scuri di pelle) e che è una cosa
che ti prende quando meno te lo aspetti. A parte il fatto che sul serio non sai
quando arriva, al massimo intuisci da dove, la questione del colore è vera fino
a un certo punto perché c’è un sacco di gente pallida che l’ha capito e che lo
suonava, o lo suona se è tutt’ora vivente, come si deve. Gente come Eric
Clapton (inglese), John Mayall (idem), Gary Moore (irlandese - R.I.P.), Rory
Gallagher (irlandese – R.I.P.), Sean Costello (americano – R.I.P.), Sean
Chambers (americano), Tolo Marton (italiano), Guido Toffoletti (idem – R.I.P.).
Ok, molti sono morti, ma il dato non è assolutamente fondamentale. In tanti
casi dipende dall’età, in altrettanti dipende dai demoni che hai addosso perché
sì, se lo lasci fare, se sei predisposto, il blues ti mette a nudo e in
contatto coi tuoi demoni dato che apre le porte dove li hai richiusi. Anche quelli
che dicono di non averne, di porte e di demoni, li hanno entrambi, d’altronde li
abbiamo tutti. Il blues è una chiave che, se la usi, può aprire quelle porte. Ciò
che trovi oltre la porta non è mai certo. Ti può mangiare vivo come dare una
spinta verso l’alto o verso il basso. Non lo sai mai. Nel corso della mia vita
ho incontrato un sacco di gente potenzialmente blues, ma di musicisti italiani
con quella sensibilità, quelle porte aperte, forse tre, massimo quattro e uno
di loro non è più qui. Un altro, per fortuna, ho ancora il piacere di frequentarlo
e ascoltarlo, talvolta persino di cantarci insieme. L’idea sbagliatissima,
secondo me, è che il blues sia noioso, triste e cupo. Il blues celebra la vita
in ogni suo aspetto, nel bello e nel brutto, ma senza fare finta che l’ultimo
non esista. Talvolta ti offre una speranza, più spesso di dice di tirare su la
testa e tirare diritto perché anche quando sei
nella merda più puzzolente arriverà qualcosa e tu dovrai essere lì,
pronto a godere del momento. Una donna, un sapore, uno sguardo, un sorso.
Qualcosa. In Red House Jimi
dice non senza una punta d’ironia: “If my baby she don’t loves me no more, I’m
sure her sister will”. Easy. Il blues ha a che fare con quello che siamo
e chi lo ascolta deve avere il coraggio di lasciarsi andare, così come chi lo
interpreta, completamente. Per scoprirsi e per ritrovarsi. Se non ti lasci
andare, suonerai o canterai sicuramente bene, magari farai anche un grande
concerto, ma non avrai goduto, non avrai cavalcato l’onda e non avrai lasciato
che la TUA onda esca ripulendo la tua anima.
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