
Siamo seri, Elton. Internet serve per lavorare e, ormai, al mondo per girare. Certe cose sono provocazioni simpatiche, un metaforico paio d’occhiali con piume e strass che possiamo indossare ogni tanto giusto per dire che le cose potrebbero essere diverse. Logico che potrebbero. Basterebbe stravolgere completamente l’intero tessuto della realtà così come la conosciamo e far tornare ai livelli di 60 anni fa la circolazione di persone e cose. Niente male davvero.
Poi però succede che sento ‘ste cose degli avatar sitter a 1000 euro/mese (ma ci sono anche “sarti” a 300e/m, “architetti” a 500 e “fotografi” a non so quanto…), che leggo degli attacchi terroristici su Second Life, contro il “regime dittatoriale dei Linden”, che generano morti virtuali e mi fermo a pensare. Ma si, dai. Spegniamo tutto ‘st’ambaradàn schifoso che non si capisce più un cazzo! Rallentiamo un attimo e pensiamo di più da uomini in carne e ossa.
Insieme ad altri, che non possono che essere definiti pionieri, sono stato tra i primi a giocare in rete con il Pc a qualche cosa (Trade Wars, a fine anni ’80, addirittura su Bulletin Boad System, la mitica hal BBS di Varese, c’è un sito memoriale www.halbbs.it), a tuffarmi nel cyberpunk divorando Gibson e sognando impianti neurali con cui vivere la realtà virtuale “da dentro”. Con il Pc mi sono divertito, emozionato – strano ma possibile – e ho anche conosciuto di persona un po’ di gente. Era un periodo nel quale tutto sembrava possibile e forse lo era anche, un momento particolare, come sanno essere particolari solo gli anni dell’Università.
Dove vado a parare? Oggi non lo so mica, sarà che è il 2 di agosto, domani è l’ultimo giorno di lavoro prima delle ferie e non c’è una mazza da fare o forse che mi sono ricordato di avere a casa Comman & Conquer 3 per 360 e di non avergli ancora dato un occhiata. Sono uno stronzo? Ecco qua.
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