Carlo Talamo (r.i.p.) è, per un certo tipo di motociclista, il responsabile della nascita di una passione. Importatore di H-D, Buell, Triumph e in seguito anche di Rolls e Bentley, Carlo ha rappresentato molto per la scena biker italiana fungendo tanto da catalizzatore quanto da parafulmine. Anticonformista, personaggio in tutto e per tutto, Talamo ha anche scritto delle poesie, logicamente dedicate alle sue moto. Mi permetto di riportanre una che, come tante, è priva di titolo.
C'è una motocicletta che se ne frega delle mode.
E dagli altri non ha copiato niente.
E' in giro da cent'anni.
Ma non è cambiata cento volte.
Ha due cilindri e un carburatore.
E poche valvole e pochi pezzi.
Per restare una motocicletta.
Per durare nel tempo.
C'è un motore che vibra e vive.
Che è vero.
Che non divide nulla con la tecnologia spaziale.
C'è ancora qualcuno che misura la leggenda in secoli.
E non in secondi.
C'è un sistema di essere felici a 30 all'ora.
C'è un modo di andare in motocicletta senza sfidare il mondo intero.
Ci sono spazi che vale la pena ancora di vedere al rallentatore.
Senza record casello-casello.
Senza duecentosettantaallora.
Senza spaccare una gomma in mille chilometri.
C'è una motocicletta che non batterà limiti di accelerazione.
Che ha sconfitto tutti gli attacchi.
Una motocicletta tanto imitata.
Che è rimasta se stessa.
Che ha superato le mode.
Andando per la sua strada con dignità.
Una motocicletta che può girare senza il nome sul serbatoio.
E senza essere scambiata con qualcun altro.
Sono ancora in giro per il mondo e per l'Italia, quelle belle motociclette semplici, sane, robuste.
Figlie del cuore, non del computer.
Quelle motociclette alle quali voglio bene.
Carlo Talamo (1952-2002)
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